Saturday 7 November 2009

È nato ÀP0TI


Benvenuti all’articolo di introduzione di Àpoti.
Come ogni bebè che si rispetti, anche il neonato Àpoti su cui vi state ora soffermando è ben lungi dall’essere giunto alla luce con tutte le risposte su questo bizzarro e variopinto mondo sul quale posa per la prima volta lo sguardo.
Curiosità, perplessità, dubbi, tutto questo caratterizza l’approcio di Àpoti alla vita, non gliene vogliate, è fatto così: non è arrivato al mondo per imporre le sue risposte.
Tutt’al più, questo è per noi conosciuto come il periodo delle domande, e noi di Àpoti ne porremo molte, su fatti veri e presunti, su religioni presunte o fasulle, su droghe legali e illegali, su politica, misteri, denaro, sesso, amore, salute e lavoro, a chiunque ci capiti davanti, con la timida umiltà di chi percepisce che tutti – ma proprio tutti – sembrano avere l’aria di saperne tanto e tanto di più.
Ringraziamo dunque già in anticipo quanti vorranno regalarci una dose della loro conoscenza sotto forma di risposte, riservando particolare affetto per quelle figure che sogliono popolare l’angolo commenti di innumerevoli siti made in Italy, i quali - con l’immancabile e sapiente arguzia che solo chi è giunto alla conclusione di sapere tutto sembra in grado di mostrare – avranno la bontà di squarciare la nostra ingenua curiosità con preziose informazioni, guarnite da amorevoli toni sullo stile di: “Questo lo sanno anche i bambini, imbecille!”.
Andranno altresì i nostri pensieri di gratitudine a coloro che, dall’alto della loro pluridecennale cultura, irrideranno la naïveté di una qualche nostra domanda su fatti dell’ultima ora, e ci ricorderanno stizziti che nulla di quanto accade in questo momento può essere realmente compreso, se non è inquadrato nella visione presentata da contributi quali quelli di Pericle, o dai polverosi scritti di Marco Aurelio, passando – perché no – per Voltaire, fresco-fresco di stampa com’è.
Il tutto guarnito da un’obbligatoria citazione ai fini di ammutolirci per un po’, che so io, qualcosa sulle righe di: “Timeo Danaos dona ferentes”, che fa una così bella figura...
A questi ultimi va dunque il nostro anticipato ringraziamento, nonché una calzante citazione, pubblicata dal Di Breme ne Il Conciliatore circa 180 anni orsono (come vedete, questo è un giochetto che riesce benino anche a noi): “L’Italia è ancora addormentata, come ognuno sa, nella filosofia di Aristotele, e intanto il pensiero europeo progredisce”.
Stiamo dimenticando qualcuno?
Ma certo, come tralasciare i preziosi contributi che ci verranno forniti da coloro che, esitando con sospetto prima di gettare le proverbiali perle a noialtri suini, esigeranno di sapere e con rabbiose bocche spumeggianti di bava ci domanderanno di quale colore sia la nostra “tessera”?
Mmm, difficile domanda; destra? Sinistra?
Una risposta vera non l’abbiamo, le nostre scuse, ma ci limitiamo timidamente a far notare che, pur animati da ben poche certezze, ne abbiamo alcune alle quali crediamo. Crediamo per esempio in documenti quali la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (può servire?), la quale dichiarazione, a ben guardare, scaturì dai Droits de l’Homme pubblicati in Francia nel 1789 da chi – in effetti - sedeva a destra nell’Assemblea Nazionale.
Chi poi venne ad aggiungersi in quella che successivamente si sarebbe chiamata Assemblea Legislativa (cacchio, ammettiamolo, questo giochino ci riesce davvero bene oggi!), sedendosi a sinistra – Girondini, Giacobini & Co. – sospese tale dichiarazione e introdusse la pena di morte (per gentile concessione del Dr. Guillotin). Ci limitiamo ad aggiungere che non crediamo nella pena di morte.
Significa tutto questo che siamo dunque di destra, secondo l’originale interpretazione storico-etimologica? Oy vey?
D’accordo, capiamo: vi sarà chi vorrà legittimamente sapere da che parte stiamo per ciò che riguarda i fatti realmente importanti della vita, non bazzeccole come la DUDU. Da dove veniamo? Dove andiamo? Esiste dio?
Questi e altri esempi di onanismo mentale sono – ce ne rendiamo conto – fondamentali per alcuni, quindi è forse opportuno fornire una risposta quanto prima, per evitare malintesi in futuro.
Scegliamone una facile: crediamo in dio?
O, per meglio dire, sposiamo un credo che per definizione non può essere analizzato razionalmente o dimostrato scientificamente e il cui unico modo per manifestarsi e rafforzarsi nelle menti delle persone consiste nel praticare e addestrare una tecnica chiamata Fede, la quale consiste essenzialmente nel sospendere le nostre facoltà razionali e consentire all’immaginazione di partorire fantasiose immagini di un essere soprannaturale che, non pago di creare l’universo e ogni singola creatura che sia mai esistita e che esisterà, non pago di essere onnisciente & onnipotente (due caratteristiche incompatibili, come ci è stato fatto notare da taluni filosofi), sarebbe anche l’essere che ci accoglierà nell’aldilà perché – non dimentichiamolo – uno dei dogmi della religione è che dopo la nostra morte qualcosa di noi sopravviverà, non certo il nostro corpo, che andrà in putrefazione, non certo i nostri pensieri e ricordi, che – essendo immagazzinati nelle nostre cellule cerebrali – seguiranno la stessa sorte del nostro corpo, ma qualche cosa (che nessuno sembra in grado di spiegare che cosa, da cui la necessità di “avere fede”) continuerà a esistere, un credo che, per farla breve, è molto più facile consolidare nella mente delle persone se queste ultime vengono indottrinate dall’età di quattro anni (quando la loro mente è particolarmente malleabile e impressionabile) e fondamentalmente traumatizzate nel credere che se la loro mente razionale dovesse un maledetto giorno prevalere sulla loro fede, ciò che li attende nell’aldilà è un’eternità di agonia, sofferenza e dolore somministrata da un dio caritatevole e d’infinita bontà?
No.
D’altronde, se dovesse risultare che stiamo sbagliando, e se dio risultasse essere un’entità reale, preferiremmo fosse dio a rivelarsi a noi vis-à-vis (perché siamo così riluttanti a applicare a dio i pronomi personali “lui” o “lei”?), né siamo interessati a dover sentire tali rivelazioni da terzi, le quali – come avrete capito – includono citazioni di scritture, seguite da obbligatori riferimenti a San Paolo sulla via di Damasco, all’incredulo San Tommaso, e tanti altri santini sempre a portata di mano nell’arsenale di ogni buon cattolico italiano che si rispetti.
Fino a quando tale epifania continuerà a ostinarsi a non avvenire, ci limitiamo a ritenere la religione uno strumento di controllo e (state pronti per la controversa eppur calzante metafora) oppio dei popoli.
Sì, d’accordo, siamo consapevoli che questa definizione è attribuita a Moses Hess, ateo comunista e collaboratore di Karl Marx. Vuol questo dire che siamo dunque di sinistra?
E se tralasciassimo le etichette per il momento?
Che dire, speriamo perlomeno che la nostra non-risposta abbia saziato in alcuni l’astinenza dalla pillola quotidiana di storia, senza peraltro fornire alcunché di utile (due prerogative che prevediamo caratterizzeranno certe altre non-risposte che riceveremo noi).
Un caloroso saluto,

Rinaldo Francesca, 05/11/09, Guy Fawkes Day

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