Monday 9 November 2009

John Perkins intervistato da Nettie Hartsock


John Perkins ha vissuto quattro vite: una da hit man (killer) economico (EHM); una da dirigente di una lucrativa compagnia per energie alternative, finanziato in parte per non aver rivelato il suo passato di EHM; una da esperto di culture indigene e sciamanismo, insegnante e scrittore che ha usato la sua conoscenza per promuovere l’ecologia e la sostenibilità, continuando nel frattempo a onorare il suo voto del silenzio sulla sua vita da EHM; e una da scrittore che, raccontando la vera storia delle sue straordinarie macchinazioni come EHM, ha rivelato il mondo di intrighi e corruzioni internazionali che sta trasformando la repubblica americana in un impero globale detestato da una crescente quantità di persone sul pianeta. Il suo sito si chiama http://www.johnperkins.org/ e John è anche il co-fondatore di http://www.dreamchange.org/ . La sua TWITTER ID @economic_hitman .

Nettie: Potresti descrivere il termine “economic hitman”?

John: È una parola così, autoironica, come “spia” o “spione” per agente della CIA. Il mio titolo ufficiale era quello di Capo Economista alla MAIN, un’azienda di oltre 2000 “consulenti” professionali.

Nettie: Ci puoi parlare di come il lavoro degli EHM nei paesi del Terzo Mondo e di come il creare e perpetuare il debito di questi paesi sia una delle cose che contribuiscono a rafforzare il potere dell’impero?

John: L’approccio più comune per gli EHMs è quello di individuare paesi del Terzo Mondo con risorse a cui sono interessate le nostre corporazioni, come il petrolio. Poi si tratta di creare le condizioni perché venga effettuato un immenso prestito a quel paese, dalla Banca Mondiale o da un’organizzazione affiliata. Il denaro però non viene veramente consegnato a quel particolare paese . In realtà serve solo per assumere corporazioni americane perché costruiscano centrali elettriche, zone industriali, e altri progetti e infrastrutture nel paese. Questi progetti vanno solo a vantaggio di quelle poche, potenti famiglie locali e delle corporazioni americane, ma non aiutano la maggioranza della popolazione, troppo povera per usare l’elettricità o non abbastanza qualificata per lavorare in quelle zone industriali, e che in pratica vive al di fuori del sistema economico. Il paese finisce con un immenso debito che non è in grado di ripagare. Così noi EHM ritorniamo in quel paese e diciamo “Se non potete ripagare il debito, pagateci in natura: vendete il vostro petrolio alle nostre compagnie a prezzi stracciati, oppure votate come noi alle prossime elezioni alle Nazioni Unite, o mandate le vostre truppe ad aiutare le nostre in posti come l’Iraq.”
In quelle poche occasioni in cui la nostra missione fallisce, altri professionisti, chiamati “sciacalli”, vengono mandati per rovesciare il governo o assassinare quei governanti che noi EHM non eravamo stati capaci di corrompere. Questo mi accadde a Panama e in Ecuador, dove Omar Torrijos e Jaime Roldos furono di conseguenza assassinati. Se anche gli scacalli falliscono, allora interviene l’esercito americano — come in Iraq.
In questo modo noi EHM abbiamo creato un impero globale, il primo nella storia a essersi espanso quasi senza il bisogno dell’esercito.

Nettie: Quali sono le implicazioni politiche di questa recessione e le teorie economiche che la definiscono? Esistono altri eventi che stanno succedendo, di cui il grande pubblico è all’oscuro, per quanto riguarda i passaggi del potere globale?

John: La geopolitica del mondo è cambiata radicalmente. Non si tratta più tanto di una questione di paesi, quanto di corporazioni. Una volta consideravamo questo pianeta come un grande globo con circa 180 paesi; alcuni di questi — specialmente USA e URRS — ne influenzavano molti altri. abbiamo ancora quei 180 paes ma adesso vediamo la base del potere come qualcosa che rassomiglia piuttosto a un gruppo di grandi nubi che circondano il pianeta. Queste sono appunto le corporazioni. Non conoscono frontiere nazionali e non aderiscono a particolari leggi. Fanno affari tanto con la Cina quanto con Taiwan, con gli israeliani e con i paesi arabi. Siamo in un periodo storico che è simile a quando le città-stato coalizzarono in nazioni, senonché adesso le nazioni stanno diventando sempre meno importanti. Sta avvenendo un cambiamento radicale nella politica mondiale e nel mondo degli affari.
Siamo in un periodo storico in cui ognuno in questo pianeta si trova ad affrontare le stesse crisi — riscaldamento globale, scarsezza di risorse, inflazione. Siamo inoltre — per la prima volta nella storia — estremamente interdipendenti. Comunichiamo attraverso internet e telefoni cellulari con le zone più remote. Ci rendiamo conto di essere una specie fragile che vive su un piccolo pianeta . Adesso è arrivato per noi il momento di trovarci, metterci insieme e dedicarci alla soluzione di questi prblemi in modi che ci permettano di formare una vita migliore per tutti, in ogni continente.

Nettie: Puoi darci una definizione di “corporatocrazia”, in quali modi opera nel mondo oggi e perché è pericolosa?

John: È l’equivalente moderno dell’imperatore — un leader che non è eletto, non ha un mandato a tempo determinato, e fondamentalmente non rende conto a nessuno. Oggi, invece di una singola persona, ci ritroviamo con un gruppo, le persone che dirigono le più grandi e potenti corporazioni del mondo; questo si chiama “corporatocrazia”. Siccome sono questi i più grandi finanziatori della maggior parte delle campagne politiche (in modo diretto, o attraverso i singoli azionisti) e si servono anche di potenti gruppi di lobby, controllano i governi. Controllano anche i principali organi di stampa – Sia perché ne sono azionisti, sia attraverso le pubblicità, che formano gran parte del budget. E per via della famosa “porta girevole” in politica, fanno costantemente la spola tra i più grandi posti nell’industria privata e tra quelli nel governo. Controllano la maggior parte delle risorse e delle istituzioni del mondo.

Nettie: Quali cambiamenti positivi vedi nel mondo per quanto riguarda la consapevolezza nella gente in merito a questi problemi?

John: Da quando ho pubblicato Confessioni verso la fine del 2004, ho visto enormi trasformazioni negli atteggiamenti. Un esempio: gli studenti. Nel 2005 quando andavo a cena con studenti di Master in Business prima di fare un discorso nel loro istituto e chiedevo loro di descrivermi i loro obiettivi nella vita, quasi tutti parlavano di fare soldi e diventare potenti. Nell’autunno del 2008 e la prima metà del 2009, Non ho sentito neanche uno studente fare questi discorsi. Non uno studente di Master in Business, che fosse Stanford, Columbia, Wharton, University of Michigan, Ohio State, Boston University, Harvard, Antioch, o la China Europe International Business School. Né ho sentito discorsi del genere da studenti universitari all’Olivet College, Regis University, St. John’s University, William Patterson University, o Wilmington College. Gli atteggiamenti erano cambiati in soli tre anni. Nemmeno un singolo studente fra quelli che partecipavano a quelle cene e ad altri meeting con me elencò tra i suoi obiettivi principali l’accumulazione di ricchezza o potere. Ciò che invece dicevano era di voler aiutare a creare un mondo migliore.

Nettie: Puoi parlarci della tua missione personale, dei tuoi libri, e perché ritieni sia importante agire subito?

John: La mia missione è di creare un mondo giusto, sostenibile e in pace per mio nipote di 2 anni, Grant. So bene che, in questo mondo estremamente integrato, ciò sarà possible solo se ogni bambino in ogni paese avrà questa stessa opportunità. Questo è totalmente nuovo. Mai nel passato le persone su questo pianeta sono state così strettamente collegate fra loro. Siamo realmente interdipendenti. Tutti quanti subiamo l’impatto delle stesse crisi: cambiamento climatico, la diminuzione delle risorse, la sovrappopolazione, l’aumento del costo per le cose necessarie al sustentamento della vita, e la violenza causata dalla privazione e dalla disperazione.
E, per la prima volta, ne siamo perfettamente consapevoli. Stiamo tutti comunicando tra noi, attraverso internet e con telefoni cellulari. Noi, il popolo, siamo sempre stati i focolari per fomentare le trasformazioni. Che si trattasse di abolire la schiavitù, I diritti delle donne, ripulire I fiumi inquinati, o mettere fine alle guerre (come quella nel Vietnam), abbiamo sempre dovuto costringere i politici e i vertici dell’industria a farlo.

Nettie: Puoi parlarci delle tua trasformazione per quanto riguarda la tua missione e come ti sei liberato dall’essere un EHM?

John: È una storia molto lunga, che tratto nel mio libro, HOODWINKED (Random House/Broadway Books, 10 November, 2009). Versione abbreviata: mi sono reso conto che il mondo che abbiamo creato non è più sostenibile, e che è nel nostro interesse di alterare il nostro corso.

Nettie: Che cosa può fare l’industria per rendere migliore questo mondo?

John” Devono cambiare il loro credo fondamentale: da “massimizzare i profitti, indipendentemente dal costo ambientale e sociale” a “fare profitti solo nel contesto della creazione di un mondo sostenibile, giusto e in pace”. Noi — tu e io — dobbiamo impegnarci a comprare solo da compagnie che hanno preso un impegno di questo tipo – e dobbiamo farglielo sapere, tramite lettere o email.

Nettie: Tu lavori anche con DreamChange – Dream Change and Pachamama Alliance – puoi parlarci di quei gruppi e che cosa ti ispira di più per quanto riguarda il tuo lavoro in quei campi?

John: Ho aiutato a fondare sia Dream Change che The Pachamama Alliance all’inizio degli anni Novanta e siedo ancora al loro consiglio di amministrazione. Sono aziende non-profits che rispettano e onorarno la saggezza degli indigeni e la loro filosofia di considerare la terra come una risorsa per insegnare e imparare, e che aiutano le comunità indigene a proteggere le loro terre e culture da coloro che vogliono sfruttarle, comprese le industrie di petrolio, agricultura, allevamento bestiame e legna. Per saperne di più puoi visitare http://www.dreamchange.org/ e http://www.pachamama.org/ .

Nettie: Come dovrebbero ridefinirsi le corporazioni? Che cosa significa essere un buon cittadino per una corporazione?

John: Alla fine dei conti, dipende da questo la nostra sopravvivenza su questo pianeta. Lo stesso vale per la sopravvivenza delle corporazioni. Una volta che lo avremo capito, potremo portare avanti la trasformazione.


Pubblicata il 28 ottobre 2009 su CINCOM EXPERT ACCESS (expertaccess.cincom.com)
Intera intervista reperibile su:

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