Saturday 6 November 2010

Urge un Tea Party anche per Silvio

di Rinaldo Francesca

Seriamente, aldilà di rinnovati incoraggiamenti a deturpare l'ecosistema per la gioia dell'industria petrolifera - con trionfali slogan à la Drill Baby Drill [1] – l'auspicare che si insegni nelle scuole a diffidare della teoria dell'evoluzione (il mondo fu fatto in sei giorni, bambini) [2], e il delizioso ethos secondo cui criticare il grande business per il suo operato (ivi compresa la BP per le sue recenti prodezze) è inaccettabile in quanto “anti-americano” [3], che cosa scriveranno gli storici di quell'accozzaglia di psicotici invasati, nota come Tea Party?
Una cosa si spera non sfugga ai posteri – sebbene sembri essere misteriosmente elusiva per la maggior parte dei nostri contemporanei: l'episodio storico a cui è ispirato questo marchio – Boston Tea Party – se la memoria non ci inganna, si riferisce a un atto di sabotaggio perpetrato da coloni del Massachussetts camuffati da nativi americani. La parola chiave qui è camuffati, come si cercherà di rendere più chiaro in séguito.
Prima però, ci sia concesso un momento di auto-celebrazione.
Quasi un anno fa (come vola il tempo quando ci si diverte!) in questa nostra raccolta di sparpagliati, innocenti pensieri si dedicava un pezzo all'ex ministro degli esteri britannico David Miliband e alla sua ambizione di ricoprire il ruolo di alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza nell'àmbito della Comunità Europea. In men che non si dica, non solo le suddette ambizioni venivano pietosamente infrante tre giorni dopo, ma il desolato Miliband vedeva anche sfumare ogni chance di realizzare il suo piano B – la leadership del suo partito – rimanendo con un pugno di mosche [4]. Sigh!
Successivamente, appariva su queste pagine un temino dedicato al generale Stanley McChrystal, ex comandante delle forze Nato in Afghanistan e – neanche a farlo apposta – tre mesi dopo McChrystal veniva rimosso dall'incarico in imbarazzanti circostanze [5]. Oops.
Ora, pensate ciò che volete di questa nostra improvvisa illusione d'onnipotenza, ma qui al Quartier Generale di Àp0ti siamo risoluti a vedere di più della semplice coincidenza in questo inquietante legame tra la scelta delle personalità di cui parliamo e la rovinosa fine della loro carriera.
Ed è con l'intenzione di mettere alla prova questa affascinante teoria che ci apprestiamo speranzosi a dedicare il pezzo che segue al premier più amato dagli italiani: Berlusconi Silvio.
Non promettiamo nulla, OK? Se son rose fioriranno...
No no, non parleremo di quest'ultima, torbida vicenda di ragazzine, che ha contribuito a piantare l'ennesimo chiodo sulla bara della discesa in campo del Cav. Berlusconi: troppe sono le maniere più produttive di impiegare il tempo (toh, ad esempio, osservare le luci di un semaforo cambiare dal verde al rosso, passando per il giallo, etc etc).
No, ritorniamo piuttosto con la mente al periodo che senza dubbio i futuri cronisti della storia universale del nostro pianeta etichetteranno come Il Pre-Bunga-Bunga: poco meno di un mese fa, infatti, un preoccupato premier – con la fronte corrugata nei limiti consentiti dai facelifts – spiegava in una conferenza stampa: “Bisogna dare alla gente un nuovo sogno. Possiamo farlo con una cosa simile ai "Tea party" americani” [6].
Il Pensatore di Arcore – si sa - resta fedele alla sua tradizione di prendere in prestito le strategie dei politici americani e trapiantarle in Italia, memore di come anche quest'altro genere di “trapianti” sia solitamente un successo (qualcuno ricorderà infatti le sospette similitudini tra il concetto di Contratto Con Gli Italiani e il Contract With America, lanciato dai Repubblicani negli USA sette anni prima) [7].
Orbene, vediamo se riusciamo a seguire il ragionamento; quasi un mese fa, nell'incessante tentativo di regalare agli italiani un nuovo sogno, il premier stava probabilmente seguendo un filo di pensieri che ipotizziamo qui sotto:
“Se solo avessi anch'io uno strumento per la raccolta di nuovi elettori, come il Tea Party negli USA: una sorta di partito-che-non-è-proprio-un-partito. Proprio come il Tea Party, dovrebbe essere finanziato da miliardari, ma al tempo stesso dovrebbe essere pubblicizzato in modo tale da raccogliere consensi proprio in quei ceti della popolazione che si appresterebbe a distruggere. Dovrebbe sembrare un movimento grassroot, di quelli che si originano dal basso, per mascherare abilmente la sua natura di strumento delle lobby industriali e finanziarie. Basterebbe dargli una verniciatina di temi sacri agli italiani, come il non voler pagare le tasse, la xenofobia, la pizza, il razzismo, le belle donne, l'omofobia, la mamma, et voilà! Non ci sarebbe nemmeno bisogno di fondarlo in maniera pseudo-democratica, con congressi e tutte quelle menate, ma piuttosto con la fondazione qua e là di vari club – ecco, club, questa è la parola giusta – sapientemente camuffati per farli sembrare spontanei, generati dall'indignazione – ma al tempo stesso dall'entusiasmo - del cittadino medio, bla-bla-bla...”
OK, stiamo pensando tutti la stessa cosa?
Silvio, gioia, ci ricordi un personaggio di una sitcom che dice cose come: “Se solo riuscissi a trovare il mio cappello”, fino a che qualcuno gli fa educatamente notare: “Lo stai portando in testa”.
Risate pre-registrate. In stile Antonio Ricci.
Ebbene sì, Presidente-Siamo-Con-Te: il tuo Tea Party lo hai a disposizione da sedici lunghi anni: non te n'eri accorto?
La fondazione di Forza Italia era stata per l'appunto caratterizzata dalla formazione “spontanea” di club (a proposito, prima che ci sfugga di mente: lo sapevate che siete ancora in tempo per fondarne uno tutto vostro nella vostra circoscrizione? Non perdete quest'opportunità! Affrettatevi su http://www.club.forza-italia.it/club.htm); per essere più precisi – e volendo citare le parole del Maestro (toglietevi il cappello, prego): “Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l'eterogeneità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità”. Chiaro? Poi d'accordo, le cose sono un po' sfuggite di mano, ma il concetto base era fondamentalmente quello. D'altronde neanche il Maestro, nei lontani anni Ottanta, poteva sperare che il suo “apprendista muratore” sarebbe arrivato alla presidenza del consiglio [8]. Giusto?
D'altronde, chi siamo noi per dissuaderlo? Se il premier sente un disperato bisogno di recycling – pardon, restyling – faccia pure, no? Che diamine, se vuole, può avere non uno, ma due Tea Parties – come ci ha ghiottamente preannunciato Il Giornale, parlando di “un'ipotesi concreta di una sorta di partito ombra: la creazione di un ufficio politico con quattro-cinque componenti [e] già circola qualche nome, da Lupi alla Carfagna passando per la Santanché. ” [9]
OK, al diavolo l'imparzialità, lo confessiamo: il nostro cuore va con la caparbia Mara Carfagna, e Àp0ti batte le manine dall'emozione al solo pensiero che sia a Mara che il Cavaliere metterà in mano il testimone della leadership di questo mini-Tea Party (è così che si chiama adesso: “testimone”).
La logica da sola dovrebbe suggerire questa soluzione strategica: in fondo, la candidata più popolare del Tea Party USA è pur sempre Sarah Palin, la quale non si tirò mai indietro quando si trattava di rappresentare il suo paese indossando un bikini, avendo concorso a Miss Alaska '84. Cominciate a vedere i paralleli?
E poi ammettiamolo, a differenza di Sarah Palin [10], Mara Carfagna sa – per esempio - che l'Africa è un continente e non un paese; credo.
Insomma, più ci si pensa, più risulta chiaro che Mara, dal Cavaliere definita “donna con le palle” [11], merita a pieni diritti la leadership di questo mini-tea-party-ombra-quello-che-è – che speriamo vivamente il premier le conferisca, ricordando quel giorno in cui lei gli mostrò di avere tutte le carte in regola per dirigere il Ministero delle Pari O Dispari, o qualcosa del genere (e vi è chi si domanda se il premier, in quell'occasione, le fece almeno la cortesia di offrirle un cuscino per le ginocchia).
E allora via, per un'altra emozionante avventura! Come si chiamerà questa nuova creatura? Forza Silvio? Avanti Italia? Bunga-Bunga Per Crescere?
Che importa! Basta che continuino a essere presenti la grinta e l'entusiasmo di sempre, ché “a me mi caricano, agli italiani gli caricano, viva l'Italia, viva Berlusconi”. [12]

[1] Nico Pitney: 'Drill, Baby, Drill' Champions Silent On Gulf Oil Spill, The Huffington Post, 29 aprile 2010, reperibile su:
http://www.huffingtonpost.com/2010/04/29/drill-baby-drill-champion_n_558014.html
[2] Amanda Read: Coons vs. O'Donnell: Does questioning evolution violate U.S. Constitution?, The Washington Times, 24 ottobre 2010, pubblicato su:
http://communities.washingtontimes.com/neighborhood/not-your-average-read/2010/oct/24/coons-vs-odonnell-first-amendment-evolution/
[3] Rand Paul: Obama BP criticism 'un-American', Associated Press, 21 maggio 2010, disponibile su:
http://www.msnbc.msn.com/id/37273085/
[4] Nicola Boden: Ed Miliband crowned Labour leader, beating brother David into second, The Daily Mail, 26 settembre 2010, reperibile qui:
http://www.dailymail.co.uk/news/article-1315165/Labour-leadership-Ed-Miliband-beats-brother-David-job.html
[5] Toby Harnden: McChrystal's sacking shows Obama is boss, The Daily Telegraph, 23 giugno 2010, pubblicato qui:
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/northamerica/usa/barackobama/7850345/Analysis-McChrystals-sacking-shows-Obama-is-boss.html
[6] Claudio Tito: E ora Berlusconi vuole un Tea party, Repubblica, 14 ottobre 2010, reperibile qui:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/14/ora-berlusconi-vuole-un-tea-party.html
[7] The Contract With America, disponibile su:
http://www.house.gov/house/Contract/CONTRACT.html
[8] Berlusconi: non è demerito essere piduista, Corriere della Sera, 7 marzo 2000, pubblicato su:
http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/07/Pietro_orrore_Berlusconi_non_demerito_co_0_0003075958.shtml
[9] Adalberto Signore: Berlusconi è pronto a fondare un nuovo partito, Il Giornale, 4 novembre 2010, reperibile su:
http://www.ilgiornale.it/interni/berlusconi_e_pronto_fondare_nuovo_partito/04-11-2010/articolo-id=484538-page=0-comments=1
[10] Anne Barrowclough: Sarah Palin 'did not know Africa was a continent', say aides, The Sunday Times, 6 novembre 2008, pubblicato su:
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/us_and_americas/us_elections/article5095495.ece
[11] Berlusconi a Mara Carfagna: «Bella, intelligente e con le palle», Il Messaggero, disponibile qui:
http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=27461&sez=ELEZIONI2010&npl=&desc_sez=
[12] Vedere qui per la comica dichiarazione:
http://www.youblob.org/2009/10/07/queste-cose-qua-a-me-mi-caricano-agli-italiani-gli-caricano/

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