Tuesday 28 December 2010

Gesù l'Eroe

di Rinaldo Francesca

Mito: parliamo un po' di Mito, dài, quello con la “M” maiuscola.
La scrittrice inglese Salley Vickers, intervistata dal Guardian il 3 novembre 2010, ci ha offerto una sbirciata – per così dire – alle sue considerazioni e riflessioni su quelli che lei ritiene siano gli elementi che rendono longevo un Mito, mantenendolo tramandabile di secolo in secolo.
“Il Mito rende espliciti – in forma narrativa – quei tipi di fissazioni permanenti che appartengono agli umani” ci racconta Salley Vickers nel video (vedi sotto) “e si potrebbe dire che ciò è più o meno vero attraverso il tempo, la cultura, la storia: [e cioè] che esiste una sorta di ricorrenza di certe problematiche. La nascita, ovviamente, il sesso, il rapporto con i genitori, o con i propri figli, la morte: questi sono i temi che continuano a riaffiorare continuamente nel Mito. [Il Mito] ha una sorta di sopravvivenza evolutiva: quello che intendo dire è che se certi Miti funzionano, è perché continuano ad avere un fascino, continuano a essere ripresi da artisti di ogni tipo”.

In altre parole, un Mito ha buone chances di perdurare darwinianamente attraverso le epoche a patto che contenga un buon numero di quegli elementi fissi, se così si possono chiamare, radicati nella psiche collettiva del genere umano; e fin qui, nulla di particolarmente sconvolgente.
Allora, tenendo bene a mente che la longevità di un Mito non ha nulla a che vedere con l'essere o meno basato su fatti reali, e che – sempre in vena di fare ulteriori, scioccanti scoperte d'acqua calda – un Mito potrebbe perdurare anche per due millenni, pur narrando “fatti” mai accaduti e inventati di sana pianta (vediamo chi intuisce dove si vuole andare a parare)...
Perché non passare a raggi X il Buon Maestro Gesù? Così, giusto per vedere se la longevità di questa leggenda non sia più dovuta al suo corrispondere all'identikit di un Mito “fatto-per-durare”, rispetto all'immarcescibile interpretazione che costantemente sentiamo uscire dalla bocca di apologisti di vario genere – part-time e a tempo pieno, professionisti e dilettanti – e cioè che “insomma, se perdura ancora oggi, dopo duemila anni, vuol dire che qualcosa di vero deve pur esserci, no?”
Ora, da dove si comincia quando ci si mette a caccia di questo fantomatico identikit? La difficoltà infatti qui non sta tanto nella carenza di materiale, quanto nella sua sovrabbondanza: che si tratti di polverosi accademici interessati all'essenza del Mito per sé (Károly Kerényi balza in mente), o di psicologi alla ricerca di un distillato per classificare le emozioni e i comportamenti umani (gli archetipi di Otto Rank, o Carl Jung), quanti sono stati, nel corso dei secoli, gli studiosi che si sono cimentati a setacciare il tessuto mitologico dei cinque continenti, alla ricerca di denominatori comuni?
In particolare, rivolgendoci alle trame dei Miti, è notevole l'impulso che è stato dato a questa ricerca nell'àmbito della sintesi di quegli elementi essenziali che, con le dovute variazioni, si trovano in tutte le trame di successo, che siano tragedie, commedie, film, romanzi, etc; questo è di solito avvenuto sotto la spinta del voler istituire corsi di scrittura creativa (Come Diventare Romanzieri di Successo in 36 Pratiche Lezioni), o creare software algoritmici che consentano a un computer di scrivere l'intera trama di un film partendo da zero. Solitamente, per stringare il più possibile la lista di possibili combinazioni – e con una strizzata d'occhio a psicologi come Robert Plutchik o Paul Ekman, campioni delle “otto emozioni primordiali” - l'interpretazione più frequente è che esistono essenzialmente otto trame basilari, e che ogni storia che sia mai stata concepita dal genere umano vi si adatta, più o meno, con contaminazioni e “migrazioni” di certi elementi da una trama all'altra.
Chi ha frequentato uno di questi corsi per sceneggiatori vi dirà probabilmente che queste 8 trame basilari sono:

1 – Cenerentola: la virtù non riconosciuta al principio è premiata alla fine
2 – Achille: una debolezza del protagonista porta a tragiche conseguenze
3 – Orfeo: quello che succede quando un bene è sottratto all'eroe
4 - Romeo e Giulietta: storia d'amore con ostacoli (non deve necessariamente finire in tragedia)
5 – L'eroe: il protagonista deve superare prove e ostacoli, trionfando alla fine della storia
6 – Circe: l'eroe viene a sua insaputa attratto in una trappola tesa dal “cattivo”
7 – Tristano: un ménage à trois
8 – Faust: un contratto con un'entità malvagia – che prima o poi andrà onorato

Ecco, penso di poter dire senza timore di essere smentito che nel caso di Gesù, pur ammettendo elementi attinti dalle altre sette trame, è sulla numero cinque che conviene da sùbito concentrarsi.
Quali sono allora gli elementi che suggeriscono quanto lungimirante fosse il marketing team dietro ai Vangeli?
Procediamo: per restringere il campo degli aspetti del tipico “eroe che supera prove e ostacoli” (quello fatto per durare attraverso i secoli), propongo di limitarci a due scuole di pensiero: la Campbell-Vogler e la Lord Raglan.
Joseph Campbell [1] è sicuramente un ottimo punto di partenza, come George Lucas converrebbe.
Fu il mitologo Campbell a concepire, nel 1949, l'idea di diciannove necessari passaggi nell'evoluzione di un archetipico eroe, pubblicando l'ormai classico L'Eroe dai Mille Volti, risultato di un estenuante studio comparato del patrimonio mitologico occidentale e di centinaia di leggende tribali e di racconti prelevati dalle più svariate culture e dai periodi storici più diversi.
Il libro di Campbell piacque molto a George Lucas, al punto di fargli decidere di adottarlo praticamente alla lettera per il suo Guerre Stellari (1977), come vedremo in séguito.
Successivamente, lo sceneggiatore disneyano Christopher Vogler, costantemente alla ricerca della “ricetta segreta” per la sceneggiatura di successo, fece la conoscenza de L'Eroe dai Mille Volti e non riuscì più a scrollarselo di dosso: amore a prima vista.
Dopo aver ridotto questi diciannove punti a dodici, per amore di semplificazione, Vogler concepì nel 1985 la struttura definitiva su cui d'ora in poi si sarebbe basato ogni sceneggiatore alle dipendenze della Walt Disney; è appunto questa struttura in dodici punti che andiamo adesso a esaminare.
Allora, tenendo a mente che questi dodici punti non devono necessariamente seguire un ordine cronologico prestabilito, siamo pronti a vedere come se la caverebbe Gesù nei panni di un eroe in stile Walt Disney? Tenere pop corn a portata di mano.

1 – Il Mondo Ordinario

Qui l'eroe è visto nel suo elemento iniziale, l'avventura deve ancora cominciare (preferibilmente l'eroe è ancora un ragazzino). Eppure... eppure si vede già da sùbito che il nostro eroe è diverso dagli altri: un qualche genere di tensione è chiaramente visibile.
In Matrix, Neo si trova come un pesce fuor d'acqua nella vita che conduce di giorno, timbrando il cartellino in una società d'informatica, e così passa le notti a cercare di contattare il cyber-criminale Morpheus.
In Guerre Stellari Luke detesta la sua vita sul desertico pianeta Tatooine, e vorrebbe arruolarsi all'accademia per poter andare il più lontano possibile.
Anche Gesù, dal canto suo, non perde certo tempo, insegnando a sacerdoti e scribi il loro mestiere già dall'età di dodici anni, per non parlare di impressionanti giochi di prestigio come la trasformazione dell'acqua in vino ai matrimoni.

2 – Il Richiamo all'Avventura

Ovvero la conferma che l'eroe è molto di più di quanto si credesse, o che esiste un percorso a ostacoli che lo aspetta, o una mèta definita (una ricompensa, un regno, un tesoro, etc) alla fine di questa “missione”.
Così, nel caso di Re Artù, la Dama del Lago consegna all'eroe la spada Excalibur, informandolo che è arrivato il momento di abbracciare il suo destino. O magari Rubeus Hagrid, nel primo libro di Harry Potter, si presenta a casa dell'eroe e gli annuncia che la sua nuova vita da stregone lo attende.
Nei Vangeli, simbolicamente, questo primo passo è rappresentato dal battesimo, che Giovanni Battista amministra a Gesù (vedere anche punto 5). Qualcuno ricorderà infatti che è proprio a questo punto che la voce di Dio annuncia a Gesù, davanti a tutti i presenti: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Luca, 3:22).

3 – Il Rifiuto all'Appello

Sì, talvolta, anche se non è sempre obbligatorio, questo appello è rifiutato dall'eroe (inevitabilmente mi càpita di pensare a Bilbo Baggins, ne Lo Hobbit di JRR Tolkien, e al suo impanicato rifiuto di seguire Gandalf nella sua missione, così come a Ulisse nell'Iliade, che si finge pazzo per non andare in guerra); oppure un tentativo viene fatto da agenti esterni di sbarrare la strada all'eroe (come, in Guerre Stellari, nel caso dello zio Owen, che trattiene Luke Skywalker con sé nella fattoria dove si coltivano ortaggi blu).
Con un po' d'immaginazione si possono vedere le tre tentazioni di Gesù da parte del diavolo (nei Vangeli secondo Matteo, Marco e Luca) come un impedimento a seguire l'appello. Sono tuttavia più propenso a inserire le tentazioni al punto 7. Per il momento, accontentiamoci della celeberrima e controversa citazione “Padre mio, se è possibile, trapassi da me questo calice” (Matteo, 26:39).

4 – L'Incontro con il Maestro

Sì, naturalmente un mentore ci vuole, non può mancare. Il Maestro, è bene sapere da sùbito, onde evitare di affezionarsi, è in genere sacrificabile: diciamo che non deve a tutti i costi morire, ma insomma, se muore è meglio.
È inoltre obbligatorio il cliché dell'allievo che supera il maestro, come è consigliabile ritrarre il Maestro come una persona che ha passato la vita a preparare la strada per l'avvento dell'Eroe.
Inutile dire che, nel caso di Guerre Stellari, Obi-Wan Kenobi è il Maestro per eccellenza (muore), come nel caso dei Vangeli questo ruolo di preparatore/precursore è affidato a Giovanni Battista (che muore).
Se si vuole parlare dei miti classici, si può menzionare Chirone il centauro, che alleva Giasone. Personalmente memore di certe pacchianate hollywoodiane di fine Ottanta, vorrei però aggiungere per la cronaca che i miei mentori cinematografici preferiti restano sempre Brian Brown in Cocktail, con Tom Cruise, uscito nel 1988 (un altro mentore che muore), e la sua controparte Sam Elliot in quel film con Patrick Swayze, uscito un anno dopo (essenzialmente un Cocktail per buttafuori), il “capolavoro” Roadhouse (esatto: muore anche Sam Elliot).

5 – L 'Attraversamento della Prima Soglia

Questo “è l'atto di volontà con cui l'eroe si dedica all'impresa anima e corpo, confrontandosi con il problema e cominciando ad agire. Questa fase richiede grande coraggio da parte dell'eroe. E' un passaggio da cui non si torna indietro, il salto va fatto con fede, con la fiducia che in qualche modo si cadrà in piedi.”, scrive Stephen Roberts [1]. Si pensi a Jonathan Harker, e al primo treno che prende da Londra, nel suo lungo viaggio in treno che lo porterà fino al Castello di Dracula, o a Perseo che, nella sua missione di uccidere Medusa, arriva nella grotta delle Graie, come un detective a caccia d'informazioni. Per Gesù, l'equivalente è senz'altro rappresentato dai quaranta giorni passati nel deserto a digiunare e meditare, in preparazione della missione (Matteo e Luca, capitolo 4; Marco, capitolo 1); in Guerre Stellari, questo posto è Mos Eisley, il locale dove si servono drink verdastri e una band suona sempre la stessa canzone.

6 – Prove, Alleati e Nemici

Obbligatoriamente, siamo qui al momento in cui sul cammino dell'eroe si fanno vivi vari personaggi, alcuni dei quali si riveleranno amici, altri nemici. La prima prova dell'eroe infatti potrebbe essere proprio questa: saper distinguere da sùbito gli uni dagli altri (ma questa è una variante). Nelle leggende tradizionali, questa è la fase in cui si costituisce una squadra, che si tratti degli Argonauti di Giasone, dei Merry Men di Robin Hood, degli apostoli di Gesù, o di Luke Skywalker, Han Solo, Chewbacca e Obi-Wan in Guerre Stellari.

7 – L'Avvicinamento alla Caverna Più Segreta

Joseph Campbell chiamava questa fase “Il Ventre della Balena”, con riferimento metaforico al personaggio che viene inghiottito da qualcosa di molto più grande di lui – oltre a quello letterale di Giona, da Il Libro di Giona nella Bibbia e, ovviamente, Pinocchio. Sia come sia, questo è il momento in cui il protagonista si trova intrappolato da qualche parte e impossibilitato ad agire o, in varianti molto gettonate, a dover affrontare la cosa che teme di più, una sua nemesi, una prova finale che lo temprerà e preparerà per la sua missione. Di solito questa “cosa più temuta al mondo” è interpretata come una proiezione dell'inconscio o una manipolazione ad opera di un personaggio che sembra conoscere troppo bene il protagonista (La stanza 101 per Winston Smith in 1984; Luke Skywalker che combatte sé stesso in una caverna ne L'Impero Colpisce Ancora - una scena poi riproposta in modo simile da Terry Gilliam in Brazil). In molti casi invece si tratta di un evento molto più prosaico, come il semplice arresto dell'eroe. Gesù, non per niente lo chiamano il Maestro, passa attraverso entrambe le versioni di questa dura prova: l'affronto dei demoni dell'inconscio (letteralmente, con le tentazioni nel deserto) e l'arresto.

8 – La Prova Suprema

Nella 'Prova Suprema' l'eroe deve morire, o sembrerà morire, per poter rinascere e ritornare cambiato, trasformato. Sì, tutta la via crucis di Gesù è una Prova Suprema, questo va da sé. Però, a ben guardare, anche Sansone nella sua fase di declino, accecato e tenuto prigioniero dai filistei, può considerarsi un eroe morto – che naturalmente risorgerà, per poi morire “con tutti i filistei”. La morte apparente rende bene al cinema, con innumerevoli esempi, da ET a Conan il Barbaro. È però con la resurrezione che si conquista il pubblico (vedi punto 11).

9 – Il Premio

Non si muore – nê si affronta un passaggio simile alla morte – così, tanto per sport: dev'esserci una ricompensa alla fine della sofferenza. Evidentemente, nei Vangeli questo succede quando Gesù si ricongiunge con il Padre Eterno (“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” - Luca, 23:46) e, andando in paradiso, ottiene la sua ricompensa per aver salvato il mondo intero – meglio di quanto possa offrire qualsiasi gioco della X Box! Il vello d'oro, il Santo Graal, i tesori archeologici rincorsi da Indiana Jones, questi sono tutti esempi di ricompense.

10 – La Via del Ritorno

Questo è il ritorno dell'eroe al suo mondo ordinario – che in qualche modo è stato salvato, pur essendo spesso ingrato o ignorante, dalle sue scelte e dai suoi sacrifici. Inutile dire che “il ritorno” non è che una finta fine, per ingannare il lettore/spettatore cullandolo in un senso di falsa tranquillità. Chi ha dei dubbi a riguardo non ha che da rileggersi l'Odissea!
Purtroppo i Vangeli canonici non documentano il viaggio di ritorno dell'eroe Gesù sulla terra, il che, ammettiamolo, rappresenta una meravigliosa opportunità mancata: immaginate quanto più avvincenti sarebbero stati i Vangeli con un bel viaggio supersonico – tipo Rocketman - attraverso i sette cieli, il firmamento – magari anche sfasciando le ben note “porte-finestre del cielo”, quelle che secondo la Genesi (7:11) e i Salmi (78:23) bisogna spalancare ogni qualvolta si vuol far piovere sulla terra? Magari concludendo con una bella battuta alla Schwarzenegger, di quelle che fanno ruggire dalle risate tutto il pubblico nel cinema, tipo: “Sono tornato, scusate il ritardo”? Invece niente.

11 – La Resurrezione

Aah, ecco finalmente il momento che tutti aspettavamo! La resurrezione: questa è fondamentale. Non è difficile capire da dove provenga il mito della resurrezione – pur senza andare a scomodare i vari dei pagani dell'antichità che morirono e risorsero, come Osiride, Dioniso, Ishtar, Dumuzi, Dalmoxis, etc: dopotutto assistiamo a una resurrezione ogni giorno, con il sole che tramonta puntualmente dopo essere tramontato la sera prima, per non parlare del continuo rinnovarsi del ciclo delle stagioni, e così via. Orbene, anche Gesù, per non essere da meno, risorge e appare ai suoi discepoli, consolandoli del lutto.

12 – Il Ritorno con L'Elisir

Come dice Vogler: "Sta ad ognuno di noi stabilire che cosa sia l'Elisir - saggezza, esperienza, denaro, amore, fama o l'eccitante avventura di tutta una vita. Ma una buona storia, così come un buon viaggio, ci lasciano con un Elisir che ci trasforma, che ci rende più consapevoli, più vivi, più umani, più integri, insomma più parte di un insieme. Il cerchio del Viaggio dell'Eroe è completo".
Perché in fondo, a che serve ritornare al mondo ordinario se non si è in grado di curarlo dal suo male iniziale? Così Gesù ritorna e dona al mondo il suo Elisir – la salvezza, il perdono, l'immunità parlamentare, o qualunque cosa fosse ciò per cui ha patito tutto 'sto calvario.
A dire la verità, mi dichiaro ignorante a riguardo: l'unica spiegazione che mi fu data tempo addietro faceva riferimento al passare un colpo di spugna sul Peccato Originale – sapete, quello contratto da Adamo ed Eva nell'accettare l'offerta del Serpente di abbracciare la conoscenza e rendersi conto di essere nudi, arricchendo così gli stilisti, che avevano pronta la soluzione.
Da allora sono al setaccio delle Sacre Scritture, nella ricerca di un qualche passaggio che spieghi perché mai tutte le generazioni che nacquero prima dell'avvento di Gesù non vennero ritenute meritevoli di un simile colpo di spugna. Per ora nulla di fatto, ma quando lo avrò trovato, abbiate fede, sarete i primi a essere informati.

Sia come sia, ammettetelo, il curriculum di Gesù è di tutto rispetto, ricalcando il percorso ideale dell'eroe secondo Campbell-Vogler quasi alla lettera, con undici punti su dodici. Prima manche ben giocata. E adesso passiamo alla scuola Lord Raglan.

Il Maggiore FitzRoy Richard Somerset, 4º Barone di Raglan – o più semplicemente Lord Raglan, come ci piace pensare fosse scritto sul suo citofono – passò gran parte della sua vita a studiare miti e leggende, come successivamente avrebbe fatto Joseph Campbell. Il suo lavoro differiva leggermente da quello di altri autori alla ricerca di un percorso spiritual-psicologico dell'archetipico eroe. Lord Raglan era piuttosto interessato a elencare i temi ricorrenti, senza necessariamente svilupparli in una qualche sorta di tematica morale. Nel suo libro L'Eroe: Uno Studio di Tradizione, Mito e Dramma (1936), Lord Raglan distillò 22 caratteristiche tra le più ricorrenti nei miti degli eroi indo-europei. [2]
Ecco qui di séguito la famosa lista, con esempi di altri eroi tra mito e realtà (inclusi personaggi storici la cui vita è stata – per così dire – romanzata), e un secco SÌ o NO, a seconda che la vita di Gesù raccontata nei Vangeli presenti o meno l'elemento in questione.

1 - La madre dell'eroe è una vergine di sangue reale (es. Perseo):
2 - Suo padre è un re (es. Eracle):
3 - Spesso suo padre è anche un parente stretto della madre (es. Mitridate VI del Ponto):
4 - Le circostanze del suo concepimento sono insolite (es. Watu Gunung):
5 - Egli è anche ritenuto figlio di una divinità (es. Krishna):
6 - Alla nascita si tenta di ucciderlo (es. Edipo):
7 - L'eroe viene allontanato dal pericolo da un intervento soprannaturale (es. Giasone):
8 - Viene allevato da genitori adottivi in un paese lontano (es. Romolo): NO
9 - Non si sa nulla della sua infanzia (es. Sansone): NO
10 - Raggiunta l'età adulta l'eroe ritorna o giunge per la prima volta nel suo futuro regno (es. Ulisse):
11 - Sconfigge il re e/o un gigante, un drago o una belva feroce (es. Teseo): NO
12 - L'eroe sposa una principessa, spesso figlia del suo predecessore (es. Nyikng): NO
13 - Diventa re (es. Beowulf):
14 - Per un certo periodo egli regna senza che accada nulla di particolare (es. Buddha): NO
15 - Promulga leggi (es. Mosè):
16 - In séguito perde il favore degli dei e/o dei suoi sudditi (es. Krishna):
17 - Viene scacciato dal trono e dalla città (es. Edipo): NO
18 - Muore in modo misterioso o inusuale (es. il profeta Elia):
19 – Spesso muore in cima a una collina (es. Mosè):
20 - I suoi figli, se ne ha, non gli succedono sul trono (es. zar Nicola II):
21 - Il suo corpo rimane insepolto (es. Enoch):
22 – Tuttavia vi sono uno o più luoghi dove si venera il suo sepolcro (es. re Artù):

È il defunto autore Alan Dundes, ex docente di folklore alla University of California, Berkley, a darci il punteggio di Gesù secondo la scala Raglan nel video The God Who Wasn't There [3]: con 19 punti, il Maestro si piazza a un rispettabile terzo posto, battuto solo da Edipo (22 punti) e da Teseo (20 punti), sgominando i vari Romolo ed Ercole (17 punti), Perseo (16 punti), Zeus e Giasone (15 punti), Robin Hood (13 punti) e Apollo (11 punti). Esiste anche uno studio pubblicato dal Monmouth College, Illinois [4], dove il punteggio assegnato a Gesù è di 18 punti. Personalmente, la mia scaletta qui sopra arriva appena a 16: siete invitati naturalmente a essere in disaccordo con me, ogni critica è accettata. Ciò che conta è che il punteggio resta comunque piuttosto altino, al punto da risultare alquanto sospetto.
Quando, più di un secolo fa, si cominciavano a condurre studi nella direzione del mito visto con occhi per la prima volta razionali – con Otto Rank fra gli antesignani – Gesù era deliberatamente lasciato fuori da queste classifiche, in quanto si preferiva fischiettare disinvoltamente e dare per scontato che quanto riportato nei Vangeli era da considerarsi letteralmente vero – parola per parola, contraddizioni e tutto. I tempi sono leggermente cambiati e, tolta anche al cristianesimo questa esenzione, le implausibilità si fanno immediatamente evidenti.
Per citare Jordan Maxwell (autore che peraltro non sempre vedo di buon occhio): “Non vogliamo ferire o offendere nessuno: l'unica cosa a cui siamo interessati sono i fatti”.

Pace,

Rinaldo Francesca

[1] Per una più dettagliata spiegazione:
http://www.rudolfsteiner.it/articolo/16/sono-i-film-di-hollywood-le-nuove-fiabe
vedere anche

http://www.apocprod.com/Pages/Hero/Hero_Main_Page.htm
[2] Vedere:
http://www.in-psicoterapia.com/naranjo2.htm
[3] Vedere:

http://video.google.com/videoplay?docid=696492648668420724#
[4] Vedere:
http://department.monm.edu/classics/courses/Clas230/MythDocuments/HeroPattern/default.htm

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