Tuesday 7 June 2011

4 chiacchiere con Gilad Atzmon - seconda parte

Questa è la seconda metà di quell'intervista con Gilad, di cui già era stata pubblicata la prima parte a questa pagina.
È anche disponibile un video qui.

Rinaldo Francesca: Ora Gilad, farò l'avvocato del diavolo, e citerò un brano di successo che si sente spesso cantare nei media e nei giornali principali italiani; media qualunque, sinistra o destra, non ha importanza perché tanto cantano tutti la stessa canzone, che è questa: "Sì certo, le azioni di Israele, e delle Forze Armate Israeliane sono state, talvolta si sono spinte troppo in là, sono state, sai com'è, azioni esagerate, che hanno causato molto dolore; ma alla fine dei conti, anche loro, come tutte le altre nazioni, hanno il diritto – il dovere – di difendere i loro stessi cittadini, proteggerli dal pericolo, dal terrorismo". Che cosa rispondi a questi [argomenti]?

Gilad Atzmon: Non è un compito facile rispondere a questa domanda, a meno che non si sia disposti a riflettere sulle condizioni che la generano. Per esempio, parliamo di questi futili missili [Qassam] che alcune persone, o militanti, a Gaza lanciano su certe concentrazioni urbane in Israele meridionale. Io considero questi missili come in realtà delle lettere d'amore indirizzate a terre rubate: Sderot, Beersheba, Ashkelon, questi posti, queste città sono territorio palestinese. Sono terre rubate. Ora, gli israeliani per molti anni pensavano di avere tutti i diritti [su queste terre]; pensavano di poter venire, rubare le terre degli altri e per giunta fare la parte delle vittime. Ma non si può essere un ladro e una vittima allo stesso tempo. E questo è certamente ciò che vogliono essere. Sono dei saccheggiatori. Ora, se qualcuno arriva a casa tua e ti ruba il computer, non può certo sostenere di essere la vittima della tua aggressione. Penso che questa sia la risposta.

RF: Tu sei nato e cresciuto in Israele, e presumibilmente hai fatte le scuole – anzi, certamente hai fatto lì i tuoi primi studi, e anche il tuo servizio militare. Ora, non ti chiederò – non ti verrà chiesta per la centesima volta la solita domanda: "Che cosa non ha funzionato nel processo di indottrinamento di Gilad? Come sei riuscito a sfuggire alla catena di montaggio"? Perché so che hai già magnificamente risposto a quella domanda in un tuo articolo, di cui pubblicherò il link: The Primacy of the Ear [Il Primato Dell'Orecchio, N.d.T.], e che ho trovato molto commuovente. Però, basandoci su questa [domanda], pensi che...

GA: È una domanda interessante però e, sai una cosa? La gente non osa farmela molto spesso. Tuttavia, due settimane fa ho dato una conferenza a San Josè, proprio sul Primato Dell'Orecchio, così mi ero riletto l'articolo; e mi sono reso conto che in realtà io sono un prodotto ben riuscito dell'indottrinamento sionista. Io presi l'Olocausto molto, molto sul serio; e fu proprio quello che poi mi devastò quando mi ritrovai a fare la parte dell'oppressore nei confronti di una popolazione civile. Fu proprio l'ossessivo indottrinamento nella Shoah [Olocausto ebraico, N.d.T.] che fece sì che io mi vedessi come un nazista. E così adesso... tra l'altro, non sono mica l'unico: c'è sempre stato un certo numero di israeliani che credevano che il sionismo – decisamente nel primo movimento sionista c'era tutta l'idea che fosse possibile dare vita a un nuovo Ebreo, un essere umano civilizzato – ma negli Anni Sessanta, Settanta e Ottanta c'erano ancora parecchi ebrei che pensavano che una cosa del genere fosse possibile. E ci credetti anch'io per un po'; mi ci volle un po' di tempo per rendermi conto che non sarebbe mai successo: non succederà, non pottrà mai succedere e non sarebbe mai potuto succedere. E capisci, questo non è ancora niente. Tuttavia sono ancora d'accordo con i pricipi del sionismo fondamentale, e cioè che c'è qualcosa di molto, malato nell'identità ebraica della Diaspora. Ed è per questo che certa gente mi considera un sionista, e io lo accetto. Sì, accetto l'identificazione iniziale di questo malessere ebraico, la corretta diagnosi sionista di questi sintomi nell'ebraismo.

RF: Stavi parlando di... ma tu...

GA: Ciò che è straordinario, ciò che è straordinario è che questa gente – se sei un ebreo, e solo se sei un ebreo – puoi passarla liscia anche se ti metti a celebrare rituali di sangue, come la circoncisione, anche affiliazioni e patti di sangue, persino in ambienti laici. Nessun altro può fare una cosa del genere, nessun altro. E in un certo senso... in un certo senso questo è un tipo di argomento dialettico. Da un lato si potrebbe dire che gli ebrei sono riusciti a impiantare uno strumento molto, molto sofisticato nel mezzo del nostro discorso – cioè il "politicamente corretto" – che è come una macchina che è lì, per mettere a tacere i nostri pensieri così, in pratica, ci tratteniamo dal dire ciò che pensiamo. E questo ha portato a molti anni di vittorie sioniste. Tuttavia, sembrerebbe, adesso che Israele, il sionismo e le lobby ebraiche sono affrontate su tutti i terreni, sembrerebbe che ciò si sia rivelato un totale disastro, perché in realtà ciò che hanno fatto queste lobby ebraiche è stato eliminare ogni possibilità di critica. E questo ha portato a un'inflazione, a un'espansione della loro sicumera, il che a su volta ha portato, ovviamente, a un totale disastro, alla negligenza di ogni valore umanistico all'interno del discorso ebraico, e nel sionismo in particolare.

RF: Hanno cominciato a credersi imbattibili.

GA: Già.

RF: Tu hai detto che il tuo... parlando ancora della diaspora ebraica, tu avevi detto che... cioè, tutto questo [il sionismo], funziona solamente a patto si decida di non sposare le tesi storiche messe insieme da Shlomo Sand, per esempio. [1] Tu sostieni queste sue...

GA: Eccome: anzi, penso di essere la prima persona che ha presentato Shlomo Sand al mondo occidentale. E c'è anche una buona recensione [che s'intitola] The Wondering Who? [Il Chi Errante, N.d.T.], che è il titolo del mio nuovo libro. È, tra l'altro, il titolo a una mia recensione che feci al libro di Shlomo Sand, titolo suggeritomi da una mia amica – che è italiana, a proposito. E praticamente, avendo incontrato Shlomo Sand due-tre settimane fa... No, sei settimane fa! Mi ero perso un mese! Sai com'è, vai via per un mese, e qundo torni hai perso il tuo senso del tempo!
Io sostengo ogni parola di Shlomo Sand; tuttavia, personalmene cerco di spingermi un passo ancora più in là: io dico, d'accordo: si sono inventati la loro storia. Ma perché si sono inventati la loro storia? Perché non hanno potuto svilupparsi una loro disciplina storica? Perché non hanno compilato una loro Storia per qualcosa come 1.800 anni? Perché non erano interessati? Questa è una domanda a cui in realtà Sand ha dato – in parte – una risposta e, tra l'altro, anche Bernard Lazare. E io in verità mi spingo ancora un po' più in là, cercando di affrontare la giudeificazione della nozione stessa di temporalità. E vado a finire lì in questo mio ultimo libro: cerco di capire la frammentata nozione di temporalità presso gli ebrei...

RF: La cronologia che è...

GA: La cronologia è completamente frammentata.

RF: Che cos'è... scusa se... questo è in qualche modo collegato: stavo pensando a tutto il discorso della Khazaria: se, ovviamente, se questo fosse... insomma, per il momento è ufficialmente soltanto una teoria, e cioè che gli ebrei ashkenaziti [ovvero est o mitteleuropei, non sarebbero ebrei della diaspora, ma in realtà i discendenti dei khazari che si convertirono al giudaismo nel X secolo d.C., N.d.T.]

GA: Non è una teoria: è un fatto storico. Assodato.

RF: Quindi questo sovvertirebbe completamente, cambierebbe le carte in tavola per quanto riguarda il termine stesso "antisemitismo": perché, neanche con tutta la fantasia si potrebbe arrivare a definire [i Khazari come "semiti"]...

GA: L'antisemitismo è una farsa. L'antisemitismo è una farsa. Accusando ed elevando questo allarme rosso dell'antisemitismo, in realtà gli ebrei sionisti, e perfino quelli anti-sionisti, sono riusciti (a) a riaffermare il loro legame razziale con la Palestina e (b) a sostenere una sorta di continuità razziale storica.

RF: Ah sì.

GA: D'accordo? Ora (a), e questa è una cosa che Sand prova assolutamente; Sand non è l'unico, ma devo dire che lui lo riassume magnificamente: gli ebrei non hanno niente a che vedere con la Palestina. Semmai gli unici... i palestinesi – alcuni di essi – sono i veri ebrei, e questa è una cosa che già sappiamo; e (b) non esiste alcun... gli ebrei non costituiscono un continuum razziale. La loro ideologia è razziale. Sono razzisti senza essere una razza. È una cosa comune. I tedeschi non costituivano un continuum razziale, ma i nazisti erano razzisti. È molto comune.
Dunque questo – credo – risolve la questione. E c’è un altro punto per quanto riguarda la Khazaria: se gli ebrei – gli ebrei europei - vogliono davvero insediarsi nei luoghi delle loro radici, allora devono scoprire esattamente dove si trovi la Khazaria – vicino al Turkmenistan, o all’Armenia, quello che è: non ho mai ben capito dove sia! E penso che molto presto dovranno fare i conti con questo fatto, perché ormai è chiaro che non sono più bene accetti in Medio Oriente, e la colpa è loro.

RF: Un giornalista italiano di cui forse avrai sentito parlare, Paolo Barnard, presenta una tesi, di passaggio, quando parla dei sionisti storici, poniamo, tra il 1897 e il 1905: quelli erano coloro che avevano il [più grande] budget perché erano sponsorizzati dalla famiglia Rothschild che, come è stato suggerito, erano khazari loro stessi. [2]
Ora, ovviamente, parlare di ciò ci porterà inevitabilmente in territorio di teorie di cospirazione, però hai per caso anche tu condotto ricerche in quella direzione?

GA: No, non mi occupo quasi per niente di ricerca storica, come seguire tracce di soldi ebraici: non sono abbastanza organizzato per occuparmi di queste questioni. Quello che sono molto bravo a fare è piuttosto la deconstruzione di scritti e il trattare temi filosofici: è questo ciò che faccio io.
Senza entrare nel dettaglio, non mi è mai capitato di scoprire “cospirazioni ebraiche” nel corso delle mie ricerche...

RF: Non volevo dire che roba come i Protocolli dei Savi di Sion...

GA: No no, io in realtà penso che sia molto peggio! Io penso che tutto sia stato fatto alla luce del sole. E che sia stata messa in atto una tattica ben più insidiosa. Stanno facendo tutto davanti ai nostri occhi! Lord Levy era stato il principale raccoglitore di fondi per quel governo britannico che ci ha portati in una guerra illegale: la stessa guerra illegale auspicata nei media dai vari David Aaronovich e Nick Cohen, che scrivono anche per il Jewish Chronicle. Sono ebrei sionisti, e noi non possiamo nemmeno dirlo. Non c’è alcuna cospirazione: va’ su Google e li trovi eccome gli articoli di David Aaronovich, Nick Cohen, o i Laburisti Amici di Israele, o gli annunci messi dall’American Jewish Committee sul Financial Times, dove si auspica un confronto bellico con l’Iran. Tutto alla luce del sole, nessuna cospirazione. Se vuoi parlare di tendenze cospiratorie, [ciò di cui dobbiamo parlare] è l’attivazione di questo meccanismo [politicamente corretto] che ci impedisce persino di pronunciare il suo nome, di parlarne. Però adesso, secondo me, con i prezzi energetici alle stelle, allora capiremo chi ci ha portati qui. Ed è ben chiaro.
E un’altra cosa: ho appena scritto una recensione su questo film, che forse hai visto: Inside Job.

RF: Ah sì. l’ho letta.

GA: Beh, si tratta esattamente della stessa cosa: praticamente si vede un clan di ricchissimi e corruttissimi – mi dispiace dirlo – ebrei. Ora, non mi sognerei mai di dire che gli ebrei, come popolo, siano complici; però quelli che vedi sono decisamente ebrei. Ora, Max Weber poteva tranquillamente interrogarsi sul ruolo dell’ideologia protestante nella creazione, che so io, della ricchezza nel mondo occidentale. Però nessuno può fare la stessa cosa, fare la stessa, ovvia domanda quando si parla di ebrei.
Ora, questa è una cosa che cambierà e, sfortunatamente, sembra addirittura che debba essere io a guidare questo cambiamento... il che non è una cosa che io... insomma, non vorrei considerarmi come un catalizzatore qui, però forse è questo il mio destino, e allora lo farò.

RF: Inside Job non è l’unica recensione di un film sul tuo sito, naturalmente...

GA: Mi piace recensire film.

RF: Brüno, Bastardi Senza Gloria, A Serious Man...

GA: Bastardi Senza Gloria è un altro ottimo esempio: un ottimo esempio di un’interpretazione scandalosa di una cosa che potrebbe essere vista come un esempio di brutalità ebraica, di barbarismo: eppure nessuno potrebbe mai avere l’opportunità di dirlo apertamente.

RF: Beh sai, loro sono “i buoni” [nel film]... e comunque coloro che hanno criticato il film sono persone come David Duke...

GA: Sì, è vero però ascolta, ho dato un’occhiata al lavoro di David Duke – sono a conoscenza del suo passato, che è ovviamente una cosa imbarazzante – e penso che lui stesso si vergogni del suo passato; ma ho scoperto una cosa molto strana riguardo a David Duke: la gente non lo accetta perché faceva parte del Ku Klux Klan, e questo lo capisco (sarei completamente contrario al Ku Klux Klan), ma quelle stesse persone leggono Gilad Atzmon – che era un fottuto soldato israeliano – o Ilan Pappé, che immagino lo fosse anche lui, o Sand, che lo è stato. Allora perchè un soldato israeliano è ancora considerato migliore di un membro del Ku Klux Klan? Dopotutto, l’esercito israeliano ha inflitto piü dolore, in modo sistematico. Cioè, se uno è nel Ku Klux Klan, se ne può andare affanculo, però io credo... io leggo sionisti, rabbiosi sionisti, e imparo un sacco da loro, sai?
Quindi, se David Duke ha qualcosa da dire, ascoltalo. Ascoltalo, e se chiunque altro ha qualcosa da dire, ascolta anche lui: che il nostro dibattito sia aperto. Libertà d’espressione: questa è la più importante eredità del liberalismo occidentale... probabilmente l’unica cosa che il liberalismo ci abbia mai dato! Libertà di pensare e libertà di parlare. E la possibilità di ascoltare.

RF: Ecco perché io ho sempre detto e pensato che chiunque, fosse anche con informazioni sbagliate, avesse tutto il diritto di fare una figuraccia in pubblico. E in particolare avevo in mente rinnegatori dell’Olocausto...

GA: Io non penso che i “rinnegatori” dell’Olocausto stiano facendo una figuraccia; e poi, hey, io non uso mica il termine “rinnegatori”! La nozione stessa di “rinnegatore”, o “negazionista dell’Olocausto” è un concetto sionista, perché coloro che vengono considerati “negazionisti” non si vedono come tali: si considerano degli storici. E ritengono che ci siano delle discrepanze nella narrativa sionista – o diciamo persino occidentale, che essi vogliono affrontare e, pur non essendo io stesso uno storico, ho ascoltato quello che avevano da dire e penso che, se non siamo nemmeno in grado di affrontare il tema, allora abbiamo un problema. E questo significa che vinceranno loro – il che non mi preoccupa perché per me (e questo ha proprio a che vedere con la questione della temporalità) il solo fatto di chiamare “negazionista” uno storico rientra esattamente in quel tipo di giudeificazione del concetto di temporalità per quanto riguarda la storia moderna. Per me il passato, o il tentativo di capire il passato, assume un suo significato solo se può gettare luce sul presente e futuro. Ora, io credo che non sia una coincidenza che, tre anni dopo la liberazione da Auschwitz, il neonato stato ebraico fece pulizia etnica in Palestina per l’80% della popolazione locale, uccidendone molti in quell’operazione. Questo significa che gli ebrei furono i primi a non afferrare il significato del loro stesso Olocausto. E non è una coincidenza che le stesse persone che rasero al suolo Hiroshima, Nagasaki, Dresda, Pforzheim, Amburgo, commisero di nuovo questo crimine in Corea, in Vietnam, in Iraq, adesso anche in Libia; perché? Perché non capiamo veramente il significato della Storia. Il contesto storico anglo-americano è giudeificato perché ha trasformato il passato in uno strumento di egemonia per il futuro.

Pubblicata anche sul sito di Gilad sotto forma di video (sottotitolato in italiano) su questa pagina.

[1] Il professor Shlomo Sand, nel suo libro Come Fu Inventato Il Popolo Ebraico, giunge alla conclusione che la diaspora (l'esilio degli ebrei che da sempre si insegna come avvenuto nel II secolo a.C.) non sarebbe mai realmente accaduta, e che gli ebrei sparsi per il mondo sarebbero in realtà i discendenti di popolazioni locali convertite in epoca medievale.
[2] Paolo Barnard: Perché Ci Odiano, BUR 2006, pagina 243.

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