Saturday 6 August 2011

Il problema demografico in Europa secondo Goldman & Sacks... ah, e anche Merkel

di Rinaldo Francesca

Avvicinatevi miei cari àp0ti, e prestate orecchio questa volta, poiché ormai non possiamo più permetterci di ignorare i metaforici cerchi nell'acqua prodotti dagli accorati richiami del numero sempre piú crescente di santoni e pensatori che, solo fino all'altro ieri, ci inducevano a intonare nella nostra mente l'usuale e ben noto mantra “e-un-bel-chissenefrega”...
Ebbene no, bontà loro, i suddetti mentori insistono a volerci indicare le tragiche, possibili conseguenze del nostro superficiale ed egoistico comportamento, aggiungendo i loro rimproveri a quelli del Santo Padre: doppiamente generose tutte codeste persone – in verità – visto che nessuno di noi, personalmente, ricorda di avergli mai chiesto un parere. Né a loro, né all'Omino Bianco del Vaticano. Ma che volete farci...
Ordunque, procediamo con ordine, giacché le trombe suonate da questi Angeli dell'Apocalisse sui generis – pagati un tot a parola – rimbombano in sordina ormai con una regolarità quasi matematica di quasi dieci-undici mesi.
Correva l'anno 2009 – ricorderete – quando Jonathan Sacks, Rabbino Capo di Impero Britannico e Commonwealth, deplorava lo stato “morente” dell’Europa, “unico continente del mondo in decrescita demografica”. In quel frangente Lord Sacks ci rendeva noto che, a causa di valori superficiali ed egoisti, del consumismo, e dell’assortimento dei vari, obbligatori satana come darwinismo, relativismo morale, per non parlare dei soliti, maligni 'atei arrabbiati', etc, etc, gli europei avevano smesso di fare figli e, come conseguenza, l’Europa “stava morendo”. Giunga il nostro bonario “suvvìa!” a tutti coloro che a questo punto si stessero chiedendo come mai il grande afflusso annuale in Europa di immigrati provenienti da altri continenti non fosse bastato a rassicurare Lord Sacks che la popolazione del nostro continente non correva alcun rischio di azzerarsi. Il discorso di Rabbi Sacks era infatti ispirato dal declino dei “valori” - capite - del nostro glorioso continente, non certo dai numeri... insomma – ehm – non era tanto il calo di quantità, ma di qualità a preoccupare il nostro eroe.
In soldoni: qualcuno potrebbe azzardare che fosse la prospettiva di un’Europa non abbastanza bianca a terrorizzare veramente Lord Sacks; non noi però, che francamente preferiamo esprimere la cosa con il termine “problema demografico”, una splendida espressione politicamente corretta che era tanto cara a Ben Gurion, primo ministro di Israele negli Anni Cinquanta, ogni qualvolta sentiva il bisogno di lamentarsi dell'eccessiva presenza di arabi in un lembo di terra che lui - assieme ai suoi colleghi - voleva esclusivamente destinato alla Stirpe Eletta. [2] Un'espressione che, ammettiamolo, come tutte le espressioni PC, ha il vantaggio di consentirci di non dover chiamare le cose con il loro nome e di non dover ammettere che, insomma, è la nostra sensibilità razzista a essere ferita quando vediamo la nostra bella Europa popolata da tutti 'sti selvaggi inferiori.
Vuoi mettere com'è più elegante dire “problema demografico”? Fa molto più “Parlamento Europeo”, n'est-ce pas?
Poco più di dieci mesi dopo, era il turno della cancelliera tedesca Angela Merkel a condividere le sue preoccupazioni con il popolo germanico, scegliendo come piattaforma una riunione dei “giovani” della Cdu, l’unione dei cristiano democratici tedeschi; per chi avesse dimenticato il celebre discorso, familiarmente noto come “Il multiculturalismo ha fallito” (ma degno di un migliore Umberto Bossi in stile: “I Have A Dream: Föra da i Ball tutti 'sti Bingo-bongo”), permetteteci qui di riprodurne qualche stralcio.
“All’inizio degli anni Sessanta”, raccontava allora la cancelliera, “abbiamo invitato i lavoratori stranieri a venire in Germania, e adesso vivono nel nostro paese. Ci siamo in parte presi in giro quando abbiamo detto ‘Non rimarranno, prima o poi se ne andranno’, ma non è questa la realtà. L’approccio multiculturale e l’idea di vivere fianco a fianco in serenità ha fallito, fallito completamente” [3], ma attenzione - si affrettava ad aggiungere Angela Merkel a quel punto - non è stata certo colpa nostra: “spettava agli immigrati fare di più per integrarsi nella società tedesca” [4] e “non abbiamo bisogno di un’immigrazione che pesi sul nostro sistema sociale”. [5]
Sagge parole davvero, neh?
Ora vi prego: immaginate – se vi va – di fare un viaggio nel tempo di più di un secolo, fino ad arrivare a un periodo nella storia tedesca noto come “depredazione dell'Africa” (o, se preferite, il più elegante tedesco Wettlauf um Afrika), un glorioso capitolo dell'avventura coloniale germanica in Africa, quando interi battaglioni si imbarcavano per andare a saccheggiare il continente di rame, stagno, cotone, gomma, e tante altre favolose merci, soggiogando le popolazioni locali e ammassando ricchezze che avrebbero fatto la fortuna della Germania per decenni a venire.
Che ne dite, è plausibile immaginare che forse anche in quel frangente le schiavizzate popolazioni locali abbiano albergato simili pensieri – magari tra un viaggio e l'altro a raccogliere gomma per i loro aguzzini tedeschi mentre i loro figli erano da essi tenuti in ostaggio, e obbligati a raggiungere la maggior quota possibile di raccolto, pena l'amputazione di una mano – che ne dite, è possibile immaginare che abbiano pensato anche loro: “Che ingenui siamo stati a pensare che questi nostri 'ospiti' se ne sarebbero andati; spettava a loro fare di più per integrarsi nella nostra società”? O magari – che so io – potrebbe essere che anche gli Herero e i Namaqua, mentre venivano sterminati a decine di migliaia per aver osato ribellarsi al dominio straniero, abbiano pensato negli ultimi istanti della loro vita, sbudellati e moribondi nel deserto: “Ahimé, era un'illusione che si potesse convivere in armonia con lo straniero: sotto-sotto, qualcosa mi dice che questi 'ospiti' sono arrivati qui nel nostro paese solo per sfruttarlo e non per integrarvisi! E noi non abbiamo bisogno di un’immigrazione che pesi sul nostro sistema sociale”?
Ahimé, non lo sapremo mai, cari amici, perché non mi risulta che queste persone abbiano avuto modo di salire sul palco a fare discorsi che venissero tramandati ai posteri: solo all'odierna cancelliera tedesca è consentito fare il visino indignato e intonare il noto refrain “ci stanno colonizzando”, perché si è accorta di aver perso la pazienza con l'atteggiamento di tutti questi stranieri, eh-certo-che-sono-un-po'-maleducati-nevvero. Echeggiando – per chi corresse il rischio di dimenticarlo – le parole dell'ex membro del consiglio d'amministrazione della banca centrale tedesca, autore di quel celebre libro (“così controverso”, “però va a ruba”, “ma quanto scalpore”, etc etc.) intitolato Deutschland schafft sich ab - La Germania si distrugge da sé [6], convenientemente dimentico del fatto che la stessa istituzione per la quale lavorava, volendo riconoscere una continuità di capitali fra Reichsbank e Deutsche Bundesbank, passando per Bank deutscher Länder, passò più di un secolo ad ammassare la sua fortuna distruggendo altri paesi nel Terzo Mondo.
Orbene – mi sembra di sentirvi mormorare – qual è il filo logico che collega questi due saggi, il religioso da un lato, che si preoccupa nel vedere gli europei caucasici (rigorosamente di fede giudaico-cristiana) entrare nella lista delle bestie in via d'estinzione, e la personalità politica dall'altro, che si morde le unghie nel rendersi conto che gli immigrati extra-EU “pesano sul nostro sistema sociale”?
Beh, perbacco, non poteva mancare a questo punto l'interpretazione di un economista, a ricucire il filo di questi leitmotif e a completarci il quadro di questa preoccupazione ricorrente nelle think-tanks europee, costantemente impegnate – com'é noto – a pensare solo al nostro bene e all'avvenire dei nostri bambini.
Il nome di quest'uomo è David Goldman (da cui l'ingannevole titolo di questo editoriale: perdonatemi, non ho saputo resistere) e il suo recente contributo – puntuale come la dissenteria dopo una cena da Mr. Wu – è arrivato esattamente dieci mesi dopo il toccante discorso di Angela Merkel. Due paroline di presentazione, se avete tempo e pazienza.
Questo David Goldman, ci annuncia il sito seekingalpha.com che ha pubblicato l'articolo, è stato capo globale della sezione debiti di Banc of America Securities LLC e della sezione strategia di credito alla Credit Suisse: “si occupa di problemi demografici [...], della mortalità della nazioni e delle sue cause. Della laicità nel mondo occidentale e dell'Islam che non si adatta”, come dicono le due righe che a lui ha dedicato Wikipedia (cominciate a vedere il nesso con Sacks & Merkel?). Vorrei anche aggiungere, per amor di completezza, che è sempre questo Goldman che scrive sotto lo pseudonimo Spengel su Asia Times Online. Questo per informarvi che erano le riflessioni del sig. Goldman che leggevate, quando vi capitava di incappare in articoli su quel sito (che fossero di prima mano o tradotti in italiano e pubblicati – che ne so – su Come Don Chisciotte), infarciti di amorevoli, benevoli commenti quali: “La più corrotta città negli Stati Uniti è un rifugio di angeli paragonata a qualsiasi luogo dell’Europa meridionale”.
Bene, qual è stato dunque il contributo dello stimato David-Goldman-detto-Spengel?
Nel suo articolo [7], riproposto doverosamente in italiano sul suddetto Come Don Chisciotte [8], i fili conduttori – come dicevo – di paternalismo, disprezzo per l'inaffidabilità di noialtri latino-mediterranei e l'orrore di ogni invasore che venga dal di fuori di “una prospettiva giudaico-cristiana”, vengono ammirevolmente intrecciati insieme in un'incantevole prosa. Leggiamone dei passi, dai!

C’è un sacco di grasso da tagliare dai budget dell’Europa Meridionale. La crisi fiscale dei PIIGS lascerà permanentemente i popoli di questi paesi più poveri e infelici, e i partiti politici che devono impoverire i loro cittadini avranno bisogno di tempo per mettersi al riparo prima di far calare la scure. Il vecchio espediente della svalutazione era semplice, perché imponeva effettivamente una tassa sulla ricchezza dell’intero paese verso l’estero (riducendo il valore reale dei risparmi di tutti) senza il bisogno di trattative continuate. L’assenza dell’opzione della svalutazione all’interno dei meccanismi dell’Euro richiede mosse di teatro più scaltre da parte dei politici incompetenti e avventati che hanno fatto carriera, elargendo i denari presi a prestito ai loro elettori”.

In altre parole: erano belli i tempi in cui si poteva impunemente tassare in modo occulto questi ritardati europei, svalutando le loro valute e diminuendo il loro potere d'acquisto senza che quei poveri imbecilli se ne rendessero conto: ahimé, ormai si può solo sperare nell'astuzia dei loro politici, e che se ne escano con qualche modo più creativo per poter sodomizzare ad arte i loro abbruttiti contribuenti. Proseguiamo?

Questo è vero al momento, quando l’indice di dipendenza strutturale degli anziani per l’Europa Meridionale si colloca intorno al 25%. Tra il 2020 e il 2045, comunque, l’infertilità dell’Europa Meridionale lo farà innalzare, e questo tasso salirà oltre l’80, un numero impossibile, ingestibile. A quel punto le caratteristiche di questi paesi cambieranno radicalmente; saranno soffocati dagli immigrati dal Nord Africa come dalla fascia sub-sahariana, che non avranno le capacità o le abitudini per riuscire a mantenere lo stesso livello economico. E le loro economie scivoleranno verso una rovina comparabile solo a quella dei classici nell’antichità. Forse i cinesi faranno della Grecia un parco a tema. La Spagna, che potrà contare sugli immigrati all’America Latina, è probabile che se la caverà meglio.
A voler essere precisi, l’Irlanda non dovrebbe essere inclusa nei paesi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). Anche se l’Irlanda post-cattolica ha perso la sua famosa fecondità, il suo tasso di fertilità ancora è superiore al tasso di sostituzione. L’economia irlandese era fin troppo dipendente dalla finanza offshore come fonte di impiego e ha sofferto in modo sproporzionato dal collasso della bolla creditizia nel 2008. Ma questo piccolo paese ha anche una produzione di alta tecnologia e altre industrie che rendono possibile un ripristino della prosperità. I paesi del sud Europa hanno il destino segnato. Hanno passato il punto demografico di non ritorno. Ci sono semplicemente troppo poche femmine in età riproduttiva per invertire il rapido invecchiamento”.

Incantevoli riflessioni che fanno pensare a uno zoologo nell'atto di predire le cause dell'estinzione di una rara bestia ("troppo poche femmine in età riproduttiva") e il paradosso dell'imminente dominio di altre bestie, addirittura - se mai era possibile – darwinianamente inferiori (“che non avranno le capacità o le abitudini per riuscire a mantenere lo stesso livello economico”). Cominciamo a riconoscere un filo conduttore che lega questi tre pensatori? Meditate gente, e mentre continua la nostra ricerca di nuove, simili perle profetiche– che non dubitiamo cominceranno a farsi sempre più frequenti – vi lasciamo con il finale del pezzo di Goldman/Spengel:

"Perché si dovrebbe comprare un bond a trent’anni da questi paesi? Nel 2041 non ci saranno abbastanza contribuenti per pagare le cedole. E questo solleva un’altra questione: qual è l’orizzonte temporale per un equity investment in questi paesi? Anche se Standard and Poor's ha calcolato la durata delle equities tra i venti e i trenta anni, questa è in qualche modo un stima che nasconde degli interessi di parte, e non è una misurazione degli orizzonti reali delle aspettative. I mercati hanno notoriamente la vista miope. Ma a un certo punto i mercati dovranno riconoscere che le aziende che hanno un bacino di lavoratori così come i propri clienti in rapido calo non sono in condizioni di guadagnare profitti. La contrazione demografica comincerà a colpire a metà degli anni ’20, ed è possibile che i mercati ignorino l’inevitabile destino demografico fino ad allora.
Ci sono poche ragione per aspettarsi che un contagio europeo faccia saltare oggi il sistema finanziario. Ma non ci sono comunque ragioni per investire in questi paesi, se non su una base opportunistica”.

[1] Jonathan Sacks: Religion in Twenty-First Century Britain, 4 novembre 2009, disponibile qui:
http://campaigndirector.moodia.com/Client/Theos/Files/LordSacks2009.doc
[2] Vedere per esempio Israel’s "demographic problem", pubblicato su:
http://humanprovince.wordpress.com/2006/04/16/isreals-demographic-problem
[3] L’approccio multiculturale ha fallito, Il Post, 17 ottobre 2010, reperibile qui:
http://www.ilpost.it/2010/10/17/angela-merkel-la-societa-multiculturale-ha-fallito
[4] Pietro Salvato: La Merkel si sposta a destra? “Il multiculturalismo ha fallito”, Giornalettismo, 17 ottobre 2010, disponibile su:
http://www.giornalettismo.com/archives/88842/angela-merkel-multiculturalismo
[5] Germania, Merkel: “Il multiculturalismo ha fallito”, Blitz Quotidiano, 17 ottobre 2010, pubblicato qui:
http://www.blitzquotidiano.it/politica-europea/angela-merkel-multiculturalismo-fallito-596773
[6] Beda Romano: Va a ruba il libro di Thilo Sarrazin, 4 settembre 2010, reperibile su:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-09-04/ruba-libro-thilo-sarrazin-080026.shtml?uuid=AYvuNeMC
[7] David Goldman: Southern Europe: Beyond a Demographic Point of No Return, 7 luglio 2011, disponibile qui:
http://seekingalpha.com/article/278370-southern-europe-beyond-a-demographic-point-of-no-return
[8] David Goldman: Europa meridionale: un punto demografico di non ritorno, 7 luglio 2011, pubblicato su:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=866

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