Sunday 25 September 2011

Alto tradimento, barbarie e l'importanza della Convenzione di Ginevra in Libia

da Human Rights Investigations

Sabato 17 settembre, come riporta Al Jazeera, Ahmed Bani, il portavoce militare del governo di transizione, ha dato un ultimatum alle truppe dell'esercito ancora leali a Gheddafi, dando loro un'ultima chance di unirsi alle fila dei combattenti ribelli:

I soldati e ufficiali che ignoreranno questa esortazione saranno accusati di alto tradimento”.

L'invocazione di alto tradimento in un teatro di guerra civile (“in un conflitto armato non-internazionale”) è una manovra altamente discutibile studiata per negare gli obblighi legali nei confronti degli avversari, che sarebbero obbligatori sotto il diritto umanitario internazionale, le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i Protocolli Addizionali del 1977.

Vale la pena cogliere l'ironia, visto che:

1. L'Oran, dizionario legale, (1983) definisce alto tradimento come “[…] l'azione di un cittadino per aiutare un governo straniero a rovesciare, muovere guerra contro, o seriamente danneggiare la propria nazione”.

2. È stato dichiarato che fu proprio la prospettiva che il vecchio governo facesse un uso eccessivo della forza nel reprimere la rebellione a motivarla.

I pericoli del percorso intrapreso da Ahmed Bani (e i suoi consiglieri NATO, presumibilmente) consistono nel fatto che questo tipo di azione (e ciò è ampiamente dimostrato dagli annali della storia), tende a condurre a situazioni in cui entrambi i lati

cadono nella barbarie e cercano di superarsi a vicenda in efferatezze e rappresaglie” (Bluntschli, Das moderne Völkerrecht der civilisirten Staaten als Rechtsbuch dargestellt, 1868,288, para.512)

Le Convenzioni di Ginevra

L'articolo 3 della Convenzione di Ginevra del 1949 delinea uno standard minimo per fazioni opposte in un conflitto civile:

Nel caso in cui un conflitto armato privo di carattere internazionale scoppiasse sul territorio di una delle Alte Parti contraenti, ciascuna delle Parti belligeranti è tenuta ad applicare almeno le disposizioni seguenti:
Le persone che non partecipano direttamente alle ostilità, compresi i membri delle forze armate che abbiano deposto le armi e le persone messe fuori combattimento da malattia, ferita, detenzione o qualsiasi altra causa, saranno trattate, in ogni circostanza, con umanità, senza alcuna distinzione di carattere sfavorevole che si riferisca alla razza, al colore, alla religione o alla credenza, al sesso, alla nascita o al censo, o fondata su qualsiasi altro criterio analogo.A questo scopo, sono e rimangono vietate, in ogni tempo e luogo, nei confronti delle persone sopra indicate:

a. le violenze contro la vita e l'integrità corporale, specialmente l'assassinio in tutte le sue forme, le mutilazioni, i trattamenti crudeli, le torture e i supplizi;

b. la cattura di ostaggi;

c. gli oltraggi alla dignità personale, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti;

d. le condanne pronunciate e le esecuzioni compiute senza previo giudizio di un tribunale regolarmente costituito, che offra le garanzie giudiziarie riconosciute indispensabili dai popoli civili.

I feriti e i malati saranno raccolti o curati.

Date le situazioni sul campo in Libia, la certezza di ulteriori atrocità se non si converranno un cessate-il-fuoco e una soluzione negoziata, e e i rischi reali di genocidio contro alcune tribù, Human Rights Investigations ancora una volta domanda a gran voce un'immediata cessazione dei bombardamenti NATO (che purtroppo sono stati estesi recentemente), un cessate-il-fuoco e una fine negoziata a questo conflitto.

Link:
http://humanrightsinvestigations.org/2011/09/22/high-treason-barbarity-geneva-convention-in-libya

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