Monday 21 January 2013

Vediamola in un contesto più ampio: è un ordine di Madame‏

Tutti sull'attenti, cari Àp0ti, poiché la Signora ha parlato e, a quanto sembra, oggi non ha la pazienza di stare ad aspettare quei perditempo che si ostinano a soppesare le notizie o fare qualche ricerchina prima di ingozzare in toto gli slogan del momento. Nossignore, quello che conta è che l'ignobile atto di prendere in ostaggio centinaia di lavoratori nell'impianto per l'estrazione di gas naturale In Amenas in Algeria è stato perpetrato da uomini malvagi, una cellula dell'Impero del Male noto come Al-Qaida in the Islamic Maghreb – o AQIM, per quei telespettatori che hanno qualche difficoltà a ricordare i paroloni – e questo è tutto ciò che ci occorre conoscere. Forse che non ci basta sapere che tra le vittime ci sono cittadini USA-europei, e quindi importanti per definizione, non certo come quelle morti di civili africani – pertanto insignificanti – che i bombardamenti dei nostri paladini NATO hanno provocato durante le prime azioni in Mali?
Smettiamola di affaticarci la testolina con cose che non capiamo e rivolgiamo piuttosto un orecchio di cieca fiducia ai mainstream media, sempre pronti a venire in nostro aiuto per semplificarci la vita e dirigere la nostra attenzione sui punti più rilevanti. Per il nostro bene, eccoli esposti in una succinta lista:
 
1– Questo atto è stato rivendicato dal perfido Mokhtar Belmokhtar: si tratta naturalmente del leader di un gruppo affiliato ad Al-Qaida, il cui nome – si sa – è una garanzia.
 
2– Il pericolo del terrorismo islamico è sempre più reale in quella regione (obbligatoriamente definita come “volatile”) e occorre dunque convenire che i sacrosanti sforzi della NATO di debellare questa terribile minaccia (che – ça va sans dire – è più vicina all'Europa di quanto non si creda) vanno applauditi e appoggiati.
 
3– Tutt'al più si può dire che le forze armate algerine siano state un po' birichine: come si permettono di procedere all'azione militare per liberare gli ostaggi senza prima attendere il permesso dell'Occidente, sapendo benissimo che tra il personale dell'impianto c'erano cittadini del nostro Mondo Libero?
 
Non preoccupiamoci più di tanto del punto No.3 per il momento: tralasciamo quindi il fatto che la Francia non si era certo consultata con la sua ex-colonia prima di passare all'azione militare in Mali, pur sapendo benissimo che questo bel bagno di sangue si sarebbe inevitabilmente riversato in Algeria di lì a poco. E d'altronde questo episodio si è già rivelato un ottimo pretesto per taluni costernati portavoce di varie organizzazioni non-governative per ricordare al mondo, en passant, che “Le informazioni [dall'Algeria] ci arrivano con il contagocce perché, ricordatevi, l'Algeria è uno stato militare, sapete […] e c'è una sua riluttanza a condividere informazioni con la comunità internazionale”, per concludere – a beneficio dei duri d'orecchie – che “Tutto è cominciato [in Algeria] con un partito all'opposizione che chiedeva più libertà, più diritti […] e gli algerini hanno risposto in modo rapido e brutale a questa opposizione”.
Questo lamento si unisce quindi alle profezie di quegli analisti ed esperti che, già nell'agosto 2011, gongolavano di gioia alla prospettiva che anche all'Algeria venisse inflitta una bella primavera araba, preferibilmente con una pioggia di armi da parte dei paesi occidentali a beneficio degli eroici-ribelli-amanti-della-democrazia, etc etc...
In altre parole, non preoccupiamoci adesso per l'Algeria: verrà presto il momento di una bella rivoluzione colorata anche laggiù, come siamo certi i discreti servizi occidentali preparano già da tempo.
No, concentriamoci piuttosto sugli altri due punti: i media dimenticano, con leggendaria non-chalance, di menzionare il fatto che questo perfido Mokhtar Belmokhtar - Khaled Abu al-Abbas per l'anagrafe, e noto anche come Mr. Marlboro – già nel novembre 2011, raccontava tutto compiaciuto in un'intervista con ABC News di come avesse beneficiato enormemente di grosse quantità di armi prelevate dall'arsenale di Muammar Gheddafi e consegnategli da non meglio identificati individui. Ohibò, chi mai? Che si fosse trattato della fatina buona dei lanciarazzi RPG?
Beh, forse il periodo storico di quel novembre 2011 può essere d'aiuto per capirci un po' di più.
Varrebbe la pena infatti ricordare (ma tu va' a sapere come mai i media sembrano essersene dimenticati) che il novembre 2011, a poco più di un mese alla morte di Gheddafi, vedeva il solerte e vittorioso comandante del Consiglio Militare di Tripoli, Abdelhakim Belhadj, recarsi in Siria e in Turchia e impegnarsi a procurare armi, addestramento e combattenti al cosiddetto Esercito Libero Siriano, allo scopo – presumibilmente – di creare dieci, cento Libie.
Ora, soffermandosi un po' su questo grazioso individuo, Abdelhakim Belhadj, al quale la NATO aveva generosamente offerto sostegno perché, sapete, combatteva per la libertà, la democrazia e tutta quella bella roba là, potrebbe essere utile ricordare che questo signore era l'emiro del Gruppo dei Combattenti Islamici Libici al tempo della sua fusione con Al-Qaida in Maghbreb nel 2007 – un connubio che era stato annunciato dal celebre egiziano inventore della Jihad Islamica, Ayman al-Zawahiri in persona – e riportato in un rapporto pubblicato dal centro di studi militari USA Combating Terrorism Center at West Point (p. 9). Del resto non c'era bisogno di una fusione ufficiale con Al-Qaida per assegnare al Gruppo dei Combattenti Islamici Libici l'etichetta di terroristi, visto che si era già provveduto a farlo nel lontano 2004, nella lista del Consiglio di Sicurezza ONU, del Dipartimento di Stato USA e dell'Home Office britannico (p.5). Lo stesso Belhadj, nel suo piccolo, è tuttora sospettato di essere coinvolto nell'attentato a Madrid del 2004.
Ora, siccome i media sanno che sarebbe un po' troppo complicato dover spiegare che uno dei nostri preferiti paladini per la libertà, appoggiato dalla coalizione NATO durante la guerra civile in Libia, avesse un curriculum di cotanto rispetto e che, mentre elargiva generosamente ai combattenti siriani armi sottratte all'arsenale di Gheddafi, non sia da escludere che ne abbia fatte arrivare anche al collega Mokhtar Belmokhtar, hanno preferito glissare elegantemente su tutti questi dettagli. Non si vorrà mica contraddire il canuto senatore John Mc Cain, il quale garantiva a suo tempo che i buoni combattenti di Benghazi e dintorni non erano affatto terroristi, ma patrioti che combattevano per il loro paese, e che avevano bisogno di tutto il nostro appoggio, etc etc? La prova schiacciante che non si trattasse di terroristi, naturalmente, era che glielo avevano assicurato personalmente loro. Visto? Nulla di cui preoccuparsi.
Sicché, quando l'adorabile Hillary Clinton ci ricorda che quest'ultima azione è un atto di terrorismo, procedendo poi a spiegarci che è tale in quanto perpetrata da terroristi (a beneficio di quanti fossero nell'erronea opinione che gli autori della recente crisi degli ostaggi in Algeria fossero dei gelatai), ricordiamolo, è bene interiorizzare le sue sagge parole e “vedere la situazione in un contesto più ampio”, come dice Madame in persona.
Senza esagerare però, OK?